NEGLI ARCHIVI STORICI DELLE PARROCCHIE DELLA MUGGIASCA E DELL'ALTA VALSASSINA (Noceno, Vendrogno, Indovero con Narro, Pagnona, Premana)

Negli archivi storici delle parrocchie dell'alta Valsassina e della Muggiasca si trovano documenti di grande rilevanza per la vita civile, economica e culturale di queste terre che testimoniano l'esistenza di un importante flusso migratorio di lavoratori valsassinesi, emigranti a volte stagionali e a volte per lunghi periodi, verso Piemonte, Toscana, Sicilia e addirittura Madrid (da cui discende l'appellativo "mandrin"), sin dal XIII secolo. Ma il flusso più significativo è da sempre stato verso il Veneto e Venezia in particolare.

L'emigrazione dei valsassinesi verso Venezia, era costituita soprattutto da lavoratori del ferro. Agli inizi del '500, i fabbri dell'alta valle, in particolare di Premana, costituivano a Venezia già un'importante e laboriosa colonia. A conferma della loro numerosa presenza, si ha infatti notizia di ben 79 persone di origini valsassinesi morte a Venezia durante la peste nel 1557 e di altre 75 nel 1630.
Un secolo dopo, i valsassinesi a Venezia sono possidenti, stilano atti notarili e testamenti. Molti sono titolari di bottega o addirittura sovraintendenti di Scuole e Corporazioni. Ci sono anche quelli che, non contenti di lavorare all'Arsenale o nelle varie botteghe, tentano l'avventura. Quasi tutti mantengono stretti rapporti con le loro comunità di origine e numerosi sono quelli che tornano al paese per sposarsi. Testimonianza di questi rapporti sono i preziosi oggetti e arredi che gli emigrati valsassinesi donavano alle chiese della zona d'origine.

Preziose indicazioni, a conferma dell'importanza dei collegamenti con Venezia, sono fornite da Antonio Bellati nel suo scritto "L'emigrazione valsassinese a Venezia" (Agosto 1995):

" ... I compagni della Scuola della Madonna di Taceno più volte nei primi decenni del '700 inviavano doni votivi alla loro chiesa parrocchiale. Sempre in quel secolo e precisamente dal 1719 era attiva in Venezia una "Scholla di San.to Giachomo" che associava gli oriundi di Sanico nella Muggiasca; i fondatori della Scuola furono ben tredici e Sanico in quel tempo poteva contare una ventina di famiglie o poco più.

L'emigrazione dalle nostre contrade verso la laguna era dunque massiccia e non era una emigrazione stagionale. I viaggi erano eccezioni, e quei documenti, quelle presenze, quelle morti così numerose, così giovani, la dicono lunga sulla consistenza,sull'antichità e sulle condizioni di vita della nostra gente costretta così lontana dai luoghi d'origine...."
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"... La storia ci racconta anche che i fabbri lombardi fondarono a Venezia fin dal 1200 una loro Scuola nei pressi della chiesa di San Moisè dove ancora oggi si trova una Calle della Scuola dei fabbri. Queste Scuole erano associazioni di categoria e di mutuo soccorso. Ebbene, i valsassinesi, da sempre esperti nell'arte del ferro, eran di certo presenti in quel sodalizio ed a rigor di logica ne eran forse i principali componenti ...".


A Venezia un caso singolare di immigrazione si ha con le maestranze lombarde e in particolar modo con la comunità originaria di un paese, Premana, situato in Alta Valsassina, sopra Lecco, nel cui territorio si trovavano miniere di ferro già usate in epoca romana.
Parapetto in ferro del Ponte del Borgoloco a S.Maria Formosa, opera di un fabbro premanese "monarchico" che compone il lavoro ripetendo innumerevoli volte la sigla "W V E 3" (Viva Vittorio Emanuele Terzo).
Da questa zona, posta sotto il Pizzo dei Tre Signori (al confine tra Ducato di Milano, Cantone svizzero dei Grigioni e Repubblica di S.Marco), provenivano artigiani che praticavano i mestieri di fabbro, di calderaio o di coltellinaio e che ritornavano, a periodi alterni, al paese d'origine; attivi anche all'interno dell'Arsenale marittimo, ma soprattutto in officine e botteghe sparse in tutto il contesto cittadino.
L'apice di questa presenza viene raggiunto nel 1769 con 139 botteghe premanesi a Venezia, di cui 108 officine da fabbro o calderaio, molte delle quali contraddistinte da nomi ed insegne pittoresche.
Ancora oggi, tra le ultime botteghe o ditte di fabbri e coltellinai rimaste a Venezia e dintorni, buona parte sono di oriundi premanesi. Tra queste va ricordata la storica bottega Tenderini al ponte del Soccorso (Fondamenta Briati, Dorsoduro) che è documentata dal 1682.
Innumerevoli manufatti premanesi rimangono testimoni nelle calli veneziane, in chiese e monumenti, e inoltre armi conservate a Palazzo Ducale, strumenti chirurgici all'Ospedale Civile, decorazioni sulla Torre dell'Orologio, tiranti in ferro del Ponte di Rialto, fino alle casseforti di alcuni istituti bancari e alle recenti decorazioni del ricostruito Teatro Fenice.


Circa una trentina di cognomi di famiglie, ormai oggi stabilmente residenti a Venezia, sono di origine premanese; tra questi, ad esempio, Bellati, Bertoldini, Fazzini, Gianola, Pomoni, Ratti, Rusconi, Spazzadeschi, Tenderini, ecc. Tuttora esistente a Venezia è un'associazione che unisce molte di queste famiglie, dal 1676 denominata "Scuola di S.Ilario e S.Rocco tra i Premanesi residenti a Venezia", una tra le poche confraternite sopravvissute alle soppressioni napoleoniche e ai tempi moderni.

Come molti altri manufatti, i ferri da gondola venivano forgiati fuori Venezia, a Premana e in val di Zoldo, le notizie in merito sono scarsissime e solamente al Museo Civico Etnografico di Premana si conservano testimonianze di questa attività.


M.S.


Il progetto

La ricerca storica negli Archivi parrocchiali della Diocesi di Milano è appena iniziata. Non sono molti, infatti, rispetto alla vastità del territorio, gli Archivi riordinati secondo i criteri della contemporanea disciplina archivistica. Per poter iniziare una qualsiasi indagine è infatti necessario che gli Archivi siano ordinati e dotati di inventario, fino a ieri solo cartaceo, oggi anche informatico.

Il progetto "I fabbri valsassinesi a Venezia", realizzato con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Fondazione Cariplo, della Regione Lombardia, della Fondazione della Provincia di Lecco e di privati, ha come obbiettivo preliminare il riordino degli Archivi Parrocchiali di Noceno, Vendrogno, Indovero con Narro, Pagnona e Premana, in modo che lo storico possa ritrovare nel complesso delle carte i documenti relativi al flusso migratorio che portò decine e decine di famiglie di fabbri dalla Muggiasca a Venezia e Trieste nel corso dell'Età Moderna (i documenti degli Archivi datano infatti dal Cinquecento).

Al termine del riordino, oltre ai documenti relativi ai fabbri ferrai, sono emerse altre tipologie di fonti che potranno alimentare non solo le ricerche genealogiche e la cosiddetta storia locale (quale storia non lo è?), ma anche la storia istituzionale e religiosa delle cinque Parrocchie dal tardo medioevo ad oggi, gli studi demografici, la storia religiosa e delle mentalità collettive. Indovero e Vendrogno conservano inoltre biblioteche in cui figurano cinquecentine e seicentine, come i tre volumetti della rara edizione veneziana di mottetti del 1504 rinvenuti presso la parrocchia di Vendrogno, che sono stati oggetto di recenti studi a livello nazionale ed internazionale.













Cosa contengono gli Archivi riordinati?

Delle cinque parrocchie considerate almeno tre, Noceno, Vendrogno e Pagnona, conservano documentazione relativa all'antica prassi di fondazione "dal basso" del beneficio parrocchiale. Il diritto canonico medievale e moderno riconosceva la possibilità ai capifamiglia di donare parte dei propri beni fondiari per creare il beneficio che avrebbe dovuto mantenere il parroco o il cappellano in cura d'anime. In questo caso la comunità parrocchiale manteneva nel tempo il diritto di presentare candidati parroci di propria scelta per la nomina da parte dell'autorità ecclesiastica. Tutto il procedimento è molto ben documentato per Noceno nel manosctitto di 217 carte conservato in Archivio storico parrocchiale di Noceno (cartella 9, serie 1.4.1, fascicolo 1), datato 13 luglio 1710. Analoga documentazione per Vendrogno mostra attiva la prassi dell' "elezione" del parroco almeno dalla metà del secolo XIV (1368).

L'Archivio di Indovero con Narro conserva fonti di grande interesse per la storia della predicazione e della mentalità collettiva nella seconda metà del Settecento e nell'Ottocento. Conserva infatti un complesso documentario di 130 prediche di parroci di Indovero e di sacerdoti (alcuni anonimi) che hanno predicato l'anno liturgico nella zona o in altre parrocchie lombarde (Archivio Storico della Parrocchia di Indovero, cartelle 6 e 7).

L'Archivio Storico della Parrocchia di S. Lorenzo in Vendrogno è il più complesso e completo dei cinque. In Vendrogno si segnala, per ricchezza e varietà, la documentazione relativa alla Confraternita del SS. Sacramento, dalla fondazione ai nostri giorni (1584 - 1971): documenti di fondazione, elenchi degli ufficiali e procedure per l'elezione, assenze e presenze, adorazione eucaristica, oratorio proprio, registri, consentono di entrare nel vivo della vita religiosa confraternale e, grazie ad un incrocio dei dati con i registri anagrafici, indagarne la composizione sociale.

La parrocchia di Pagnona conserva una serie ininterrota di stati d'anime dal 1722 alla prima metà dell'Ottocento che potranno consentire uno studio sociodemografico approfondito, non solo sui fabbri ferrai, ma in generale sull'andamento della curva demografica in una zona montana agli albori della rivoluzione industriale.

L'Archivio parrocchiale di S. Dionigi di Premana ha conservato, nonostante la dispersione della maggior parte delle carte anteriori al sec. XX, i registri anagrafici che permetteranno di indagare approfonditamente il fenomeno migratorio verso le Venezie.


Intervento della Soprintendenza

Per tutti questi motivi, gli archivi delle Parrocchie di S. Gregorio Magno di Noceno, S. Martino di Indovero con Narro, S. Lorenzo Martire di Vendrogno, S. Andrea di Pagnona, S. Dionigi di Premana sono stati dichiarati di interesse storico dalla Soprintendenza per i Beni Archivistici della Regione Lombardia, che vigila sulla loro conservazione e tutela di concerto con l'autorità ecclesiastica.

Lucia Pelagatti
Archivista
Curatrice del riordino archivistico ed inventariazione informatica